Oratorio di Santo Stefano

L’Oratorio di Santo Stefano fa parte del suggestivo complesso di San Michele, il centro storico e religioso che per lungo tempo ha costituito il riferimento per le Comunità del territorio di Torre de’ Busi, e che ancor oggi si caratterizza per la particolare collocazione paesaggistica.

L’intero complesso ha subito nel corso dei secoli continue trasformazioni. Di tale luogo prevalse inizialmente la funzione strategica di inespugnabilità e controllo delle principali vie di comunicazione. Nel basso Medioevo, doveva qui sorgere un fortilizio signorile, probabilmente il Castrum de la Bretta (citato nel 1222). L’attuale S. Stefano doveva esserne la chiesetta privata, forse inizialmente dedicata a San Michele.

Il tempietto sopravvisse allo smantellamento del castello, avvenuto agli inizi del XV secolo.
Santo Stefano ci appare oggi come un edificio a sviluppo longitudinale, costruito in due fasi, condizionato nella sua espansione dalla cresta rocciosa su cui è abbarbicato.

pianta dell'Oratorio di Santo Stefano

La parte più antica, cioè quella più ad est, risalirebbe al XII-XIII secolo, mentre la più tardiva, l’attuale prima stanza, venne aggiunta presumibilmente nel XIV secolo.

Il tempietto, probabilmente in contemporanea alla costruzione della più grande Chiesa (I° metà del sec. XV), a cui passa la dedicazione a San Michele, fu convertito in Oratorio; il termine indica un edificio religioso minore, utilizzato come luogo di preghiera e sede di associazioni religiose. Fu infatti adibito a sede delle Confraternite del SS. Sacramento e del Rosario e come luogo di sepoltura dei loro iscritti.

Nel 1610 durante la sua visita pastorale, il cardinale di Milano Federico Borromeo vi proibì la celebrazione della messa, imponendo che l’edificio, ormai del tutto inadeguato a funzioni religiose, fosse trasformato in casa del cappellano.

Nei secoli XVII-XVIII diversi interventi compromisero la decorazione fresca le che ricopriva interamente le pareti. Queste vennero coperte (scialbale) con la calce, come misura igienica contro l’ epidemia della peste seicentesca. Poi, in epoche diverse, si aggiunse ad est una stanzetta ad uso del cappellano e, nella prima stanza, si realizzò una nuova soffittatura con volte sostenute da lesene appoggiate alle pareti.

In seguito, con il tramonto delle Confraternite, l’Oratorio non venne più utilizzato a scopi liturgici, fino ad essere adibito, prima a magazzino, poi, con ulteriori interventi a danno delle pareti interne, ad abitazione contadina.

Gli affreschi

Negli anni 1992-1993, grazie all’intervento della Soprintendenza ai Beni Artistici e Architettonici di Milano, dapprima venne restaurata la struttura dell’Oratorio, ormai in stato di abbandono e decadimento, poi la decorazione pittorica interna.

Con il restauro sono stati riportati alla luce numerosi affreschi di buona fattura. Essi raffigurano santi e diverse immagini mariane ed appartengono a diversi momenti decorativi che, allo stato attuale degli studi, sono collocabili nel periodo compreso tra il XlV e il XV secolo.

Entrando nella prima stanza, a sinistra, si trovano riquadri votivi di diverse dimensioni. Spiccano, probabilmente della stessa mano, una Madonna in trono con una delicata decorazione a stampini, quindi una Santa con le mani giunte affiancata dagli strumenti utilizzati nella tessitura: in un recente studio ipotizzata come Santa Domenica, questa singolare iconografia doveva assolvere allo scopo di rammentare il rispetto del riposo domenicale.

Sulla parete destra vi è una sequenza di grandi riquadri, appartenenti ad un’unica campagna decorativa (probabilmente risalenti alla prima metà del 1400). Rappresentano ben cinque varianti di Madonna in trono, due delle quali affiancate da due Santi ciascuna, con la doppia riproposta, vista la grande devozione dell’epoca, di Sant’Antonio Abate.

Affresco interno all'Oratorio di San Stefano
Appartenenti allo stesso ciclo frescale vi sono, sull’altra parete, un Cristo Vir Dolorum, due figure di Santi tra cui uno a cavallo (San Martino?) e la Madonna della Misericordia, che protegge sotto il suo manto i Battuti Bianchi, il che fa pensare che i committenti di quest’ultimo ciclo pittorico fossero i disciplini delle Confraternite del SS. Sacramento e del Rosario. Di interesse anche i graffiti presenti su alcuni affreschi, che ci trasmettono – quasi come una firma – chi furono gli autori o chi commissionò i dipinti; così come curiosi sono i “labirinti“, segni votivi che spesso si trovano sugli affreschi di Cappelle o Chiese diventate luogo di devozione e di pietà.

Affresco conservato nell'Oratorio di Santo Stefano

 

Passando alla seconda stanza, di particolare bellezza è, sulla parete destra, una Madonna del latte, cioè Maria ritratta nel gesto materno, umano e delicato dell’allattare il Bambino Gesù: quest’affresco è attribuibile alle maestranze attive nella chiesa di Santa Margherita, risalirebbe quindi ai primi anni del 1400. Sulla parete sinistra si notano principalmente una Madonna con Bambino in trono e l’affresco ritraente il diacono S. Stefano, primo martire della Chiesa cristiana, cui è dedicato l’Oratorio.

Nel registro superiore delle due pareli, si trovano una serie di riquadri di piccole dimensioni, ad unico tema decorativo, raffiguranti la Vita di Gesù, mentre alcuni frammenti di affresco, poco oltre la figura di S. Stefano, fanno pensare ad una possibile raffigurazione dell’Ultima Cena.

 

Per il suo interesse storico e artistico, l’Oratorio di Santo Stefano è stato analizzato in diversi studi da più Autori (O. Zastrow, A. Borghi, C. Mauri, L. Polo D’Ambrosio, F. Macario, G. Virgilio).

Con il complesso di S. Michele costituisce una tappa dell’itinerario ‘Ecomuseo della Valle S. Martino’, ed è inserito nel circuito turistico europeo della Provincia di Lecco ‘Cloister Route’ .