Le Cappellette della via Crucis si inseriscono in quel paesaggio strano e superbo quale è il luogo sul quale è edificato il complesso di S. Michele, posto lì come a guardia e difesa della valle. Della chiesa di S. Michele e dell’Oratorio di S. Stefano si hanno notizie frammentarie, che fanno risalire le loro origini al periodo longobardo, periodo in cui il culto era legato ad un forte misticismo che si esprimeva nella scelta di luoghi particolarmente “strategici” e suggestivi sia dal punto di vista militare che religioso. Al contrario, le Cappellette della Via Crucis sono citate in alcuni documenti conservati nell’archivio Parrocchiale.
La loro data di nascita la si può stabilire nel lontano 1759 quando, dopo una indagine promossa dal Vicario foraneo di Brivio (da cui dipendeva la Parrocchia di S. Michele), si considerò necessaria per il bene spirituale della Parrocchia avere la possibilità di poter esercitare la pia pratica della Via Crucis. Ottenuto il permesso del Ministro Provinciale dei frati Minori Francescani (a cui il Papa aveva dato l’esclusivo privilegio e diritto ad erigere le stazioni della Via Crucis), il 29 luglio 1759 vennero definitivamente ultimate e aperte alla venerazione della gente, che iniziò a frequentarle ogni quarta domenica del mese e in modo solenne in occasione del Venerdì Santo.
Il culto di queste Via Crucis venne però interrotto agli inizi del 1900, quando si pensò fosse più utile rappresentare la Passione del Signore con quadri appesi all’interno della Chiesa di S. Michele. Le vecchie Cappellette, semplici ma decorate con affreschi di non disdicevole fattura, vennero progressivamente abbandonate.
Verso il 1920, pressato da alcune pie persone e sorretto da alcuni benefattori, Don Luigi Ruggeri (parroco a S. Michele dal 1901 al 1923) fece demolire le vecchie Cappellette per costruirne delle nuove. Si costruirono delle Cappellette più ampie delle precedenti, con due finestrelle laterali chiuse con vetri colorati e chiuse da cancelli in ferro. L’intento era di riempirle con gruppi di statue in cemento realizzate e modellate sul posto dai fratelli Ghislandi di Bergamo. Se ne riuscirono a completare solo cinque, mentre una sesta riuscì ad ospitare solo due statue: le difficoltà economiche in cui la prima guerra mondiale aveva ridotto gli abitanti, impedirono di portarle a termine e si tornò ad abbandonarle.
Nei documenti dell’archivio parrocchiale si torna a parlare delle Cappellette in un avviso che fu affisso alle porte della Chiesa di S. Michele il Venerdì Santo del 10 aprile 1925; così lo commenta don Ugo Canova (parroco a S. Michele dal 1923 al 1947) nel suo “Zibaldone” (vol, IV – 1923/1926):
“Venerdì Santo. Per la prima volta si fa, la sera, una solenne processione sulla strada beneficiale della Via Crucis. Ecco il programma … ore 19.30 precise, dopo breve visita al S. Sepolcro, sfilerà la processione solenne sul viale della Via Crucis, sul quale si farà tale esercizio. Sono invitati .. . Bella la illuminazione del viale, tutta la popolazione vi interviene e ne rimane entusiasta. La si ripeterà ogni anno”.
A questo punto la memoria dei “vecchi” supplisce alla mancanza di altri documenti, e ci tramanda il ricordo di quelle celebrazioni penitenziali che si svolgevano il Venerdì Santo portando a spalla quella grande statua di Gesù crocifisso che ora si trova sotto l’altare della Chiesetta di Casarola. Così si sa che le Cappellette hanno avuto “vita” fino agli anni quaranta, quando cioè è iniziato un lungo periodo di abbandono e di saccheggio che le ha portate ad un progressivo degradamento e a vederle quasi completamente private delle pur poche statue che vi erano poste. Anche le inferriate, messe a protezione delle Cappellette, sono state trafugate e utilizzate per altri scopi.
Infine nel 1964 è da ricordare la costruzione della nuova Chiesa Parrocchiale con il conseguente abbandono della vecchia Chiesa e del centro storico di S. Michele attorno al quale sono poste le Cappellette. Anche questo contribuì a dimenticare ancor di più le Cappellette ormai già compromesse.
Qualcuno però ha deciso di cercare di porre rimedio a questo stato di abbandono in cui versava un “pezzo” significativo della nostra storia e del nostro Paese. Dapprima alcune donne del paese, intendendo venerare la Pietà, ossia il dolore della Madre per il figlio morto, contribuirono per salvare la Cappella della quattordicesima stazione.
Ma fu poi soprattutto la disponibilità e la costanza di un gruppo di volontari e di simpatizzanti del locale Gruppo Alpini che permise di ottenere il totale recupero delle Cappellette.
Grazie al loro impegno è stato possibile dapprima il ripristino del sentiero che corre intorno alla Chiesa di S. Michele, poi la ristrutturazione delle opere murarie delle Cappellette, e infine arredare le Cappellette che erano rimaste senza statue con dipinti realizzati da Vittorio Martinelli di Lecco.
Ora, grazie alla disponibilità di questi volontari e grazie ai contributi che vari enti e privati hanno dato per realizzare quest’opera, pur non essendo totalmente terminati i lavori, le Cappellette hanno un volto nuovo e sono tornate ad essere una parte importante della nostra storia e della nostra fede che rivive nel presente.
La nostra speranza è che si sappia valorizzare la fatica e l’impegno che le hanno “riportate in vita” e che questa “rinascita” sia una tappa importante per un rinnovamento di tutta la nostra comunità.
29 Maggio 1994
inizio lavori: 1985
termine lavori: 1993
ore di lavoro per lavori vari: 1806
ore di lavoro per lavori di muratura: 500
contributi da enti e privati: L. 35.054.000
spese complessive: L. 34.784.000
Comunità Montana Valle S. Martino
Banca Popolare di Bergamo
Banca Briantea
CARIPLO
Gruppo Alpini
Tutti coloro che in diversi modi hanno contribuito e collaborato.